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Uno sguardo sulla poesia pura

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UNO SGUARDO SULLA POESIA PURA[1]

(a cura di Manuel Paolino)

 

Charles Baudelaire (1821-1867), e prima di lui il suo ispiratore Edgar Allan Poe[2] (1809-1849), possono essere considerati gli anticipatori di quel grande movimento letterario e artistico europeo che è stato il Decadentismo.

È proprio qui, tra questi due autori, che va cercata l’origine primordiale della poesia pura. Certo per Baudelaire, poeta e pensatore, dentro la sua arte di rottura col mondo precedente e con la realtà[3], per questo motivo innovatrice ed ispiratrice, la poesia ed il poeta si inseriscono in una concezione individuale e solitaria, estrema. Dove – a stretto contatto col sogno, la visione, l’incoscio, il poeta è un veggente – il linguaggio poetico, magico[4] e fortemente evocativo, si trasforma in qualcosa di concluso, un valore in sé[5]. La poesia diviene allora, secondo il poeta francese, e come ci spiega Valeria Capelli[6]:

 

«Afferma Baudelaire sulla linea di Poe:Nella poesia, nel verbo c’è qualcosa di sacro che ci proibisce di farne un gioco d’azzardo. Maneggiare sapientemente una lingua significa esercitare una specie di magia evocatrice.”»

 

Inizia a farsi strada il concetto di poesia pura, il quale si diffonde in Inghilterra con le teorie del critico letterario e saggista inglese Cecil Bradley (1851-1935) nel 1901[7], e successivamente ancora in Francia con lo storico e critico letterario francese l’abate Henry Bremond (1865-1933) nel 1926[8].

Sulla scia di Baudelaire e di queste nuove teorie, con i simbolisti francesi, la poesia acquista un nuovo linguaggio, nuovi contenuti e nuove idee. Mallarmé, Verlaine, Rimbaud[9], Valéry, nell’ambito del Decadentismo europeo, danno vita ad un movimento che influenzerà la letteratura in maniera vasta. E il pensiero di questi poeti seguirà di pari passo la loro opera.

La poesia pura comincia a delinearsi quindi sempre più come un linguaggio raffinato e allo stesso tempo semplice che cerca di attingere al fondo misterioso della vita mediante un’acuta attenzione formale, giungendo ad uno stile incisivo, che suscita immagini attraverso una sintassi allusiva e musicale. Nel quale la sensazione contrastante di una semplicità stilistica è invece frutto di una forte vitalità affettiva e di un complesso lavorio di sintesi e di scelte.

Da questa base nel trentennio tra le due guerre la poesia pura raggiunge il suo apice. Essa compare in Italia, e non solo, come un’estetica letteraria proveniente dal cammino artistico dei grandi poeti francesi del simbolismo: mi riferisco all’ermetismo italiano, alla Generazione del ’27, alla poesia pura ispanoamericana e alla poesia pura antilliana.

In particolare Paul Valéry (1871-1945) può esserne considerato una delle figure centrali. Egli elabora questa estetica letteraria e sarà lui una delle principali influenze di Juan Ramón Jiménez (1881-1958) in Spagna, oltre che di una prima fase dei poeti iberici della Generazione del ’27, con Jorge Guillén in testa, Pedro Salinas, Vicente Aleixandre, Dámaso Alonso, Garcia Lorca, Gerardo Diego e altri.

Negli anni ’30 nella poesia ispanoamericana e caraibica, infine, si possono riscontrare dei parallellismi con il ’27 spagnolo, come l’ammirazione per Gongora[10], e la forte influenza di Jiménez, e della sua poesia pura

Se dovessi continuare approfondendo la mia analisi prenderei in considerazione soprattutto tre autori con la parte maggiormente significativa delle loro opere: Giuseppe Ungaretti in Italia, Juan Ramón Jiménez in Spagna, Mariano Brull a Cuba.

Senza trascurare naturalmente altri poeti di grande importanza, come Eugenio Montale e Salvatore Quasimodo in Italia; Jorge Guillén, Pedro Salinas, Vicente Aleixandre, Dámaso Alonso, Garcia Lorca e Gerardo Diego in Spagna; Emilio Ballagas, Nicolas Guillen, Eugenio Florit, Dulce Maria Loynaz a Cuba, Vincente Huidobro in Cile. E i poeti della Poesia Sorprendida[11] in Repubblica Dominicana, oltre ad altri eventuali autori, come Luis Cernuda e tutti gli altri appartenenti al Gruppo del '27; e ancora Alfonso Gatto e quindi ogni poeta nominato nella presente analisi, ad esempio Novalis e Gongora. 

Non soltanto poesia pura, direi alla fine, ma qualunque poetico segnale puro, dunque, che rientri nelle correnti letterarie del simbolismo, dell'ermetismo, del creazionismo, del surrealismo, del neopopularismo e della poesia negrista, e non solo.

 

 


[1] In questa mia analisi sulla poesia pura mi riferisco soltanto a poeti francesi, italiani, spagnoli e antilliani, escluso Poe.

[2] Scrisse The Poetic Principle, saggio pubblicato nel 1850, dopo la sua morte quindi, sulla rivista americana Home Journal. Si tratta di un lavoro di critica nel quale l’autore presenta la sua teoria letteraria, soffermandosi sulla poesia; si basa su una serie di conferenze fatte da Poe negli ultimi anni della sua vita.   

[3] Il Decadentismo porta in seno un nuovo modo di pensare, inteso come diversità ed estraneità rispetto alla società contemporanea di fine Ottocento, in preda a una crisi dei valori sconvolti dall’avvento del positivismo, dalla rivoluzione industriale e da un progressivo scatenarsi degli imperialismi. In questo periodo l’uomo si sente in contrasto con la società che lo circonda. Le borghesie europee, che nel corso dell'Ottocento avevano combattuto per il trionfo degli ideali nati dalla Rivoluzione Francese, voltano le spalle alle masse popolari. L’intellettuale, portavoce della crisi popolare, si chiude così in se stesso, ricercando l’individualismo per allontanarsi da una realtà negativa. 

[4] Baudelaire approfondisce il discorso sui poteri creativi della poesia rifacendosi alle intuizioni di Novalis sul simbolo e sulla magia del linguaggio. Novalis (1772-1801), pseudonimo di Georg Friedrich Philipp Freiherr von Hardenberg, poeta, teologo, filosofo e scrittore tedesco, fu uno dei più importanti rappresentanti del romanticismo teutonico prima della fine del Settecento. 

[5] Su questi pensieri si fonda la moderna teoria poetica che più tardi si focalizzerà sull’idea di poesia pura

[6] CAPELLI V., Ottocento e Novecento. Un percorso di Letteratura, Milano, Jaca Book SpA, 1998. 

[7] Il 5 giugno del 1901 venne pubblicato Poetry for Poetry’s Sake, saggio sulla poesia tratto da una lezione tenuta da Cecil Bradley all’Università di Oxford. 

[8] Pubblica La Poésie pure, libro che provoca tra i letterati dell’epoca un dibattito attorno a le mystère (il mistero, il segreto) della poesia. 

[9] Tra questi Arthur Rimbaud (1854-1891) è l’autore che con più prepotente originalità si riallaccia alla nuova poesia di Baudelaire. L’ignoto, inteso come profondità del reale, bagliore, paradiso perduto che solo il poeta può raggiungere per mezzo dei suoi versi, diviene il centro focale, la meta da scoprire e comprendere, mediante l’esperienza poetica, in una possessione nella quale la sola ispirazione della musa non è tuttavia sufficiente: il corpo e la mente, infatti, devono essere trasportati dentro un’esperienza sensibile alterata, finalizzata alla creazione. Ricerca dell’ignoto che per Rimbaud, verrà sostituita poi dall’ostinato e motivato silenzio artistico che caratterizzerà la sua vita prima e durante il suo soggiorno in Africa, fino alla morte. Al contrario, un desiderio ed un istinto d’esplorare nuovi luoghi si manifesterà in maniera incessante.

[10] Luis de Góngora y Argote (1561-1627) è stato un religioso, poeta e drammaturgo spagnolo del Secolo d'Oro (Siglo de Oro). Importante figura della cultura iberica, massimo esponente della corrente letteraria conosciuta come culteranesimo o gongorismo, che più tardi altri artisti imiteranno. Molto attento alla sonorità del verso, che curava come un autentico musicista della parola. Dámaso Alonso fu uno dei suoi principali studiosi. 

[11] Fu un gruppo letterario apparso a Santo Domingo nel 1943, il quale diede vita nello stesso anno all’omonima rivista. Questi poeti possono essere considerati rappresentanti della corrente della poesia puraI poeti della poesia sorprendida dominicana furono Rafael Américo Henríquez, Manuel Llanes, Franklin Mieses Burgos, Aída Cartagena Portalatín, Manuel Valerio, Freddy Gatón Arce, Manuel Rueda, Mariano Lebrón Saviñón, Antonio Fernández Spencer, José Glass Mejía e Gilberto Hernandez Ortega.

   

 

 

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